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Che gratificazione si può avere nell’indossare qualcosa che si sa essere un falso?

Perchè al giorno d’oggi c’è questo disperato bisogno di apparire e di ostentare? Perchè si è alla ricerca della standardizzazione della bellezza? Che gratificazione si può avere nell’indossare qualcosa che si sa essere un falso? A cosa serve? E’ un’auto presa per i fondelli nella convinzione di prendere in giro gli altri!

L’argomento dei capi e accessori di lusso “falsi” e la soddisfazione derivante dal mostrarli è complesso e sfaccettato. Ci sono sempre più persone che sentono così fortemente il bisogno di apparire, di ostentare ciò che non sono o che non hanno. Proviamo ad analizzare il fenomeno:

1. Illusione di status

Alcuni indossano capi di lusso falsi per proiettare un’immagine di ricchezza o successo che non corrisponde alla realtà.
– C’è una soddisfazione temporanea nel sentirsi parte di un gruppo sociale percepito come superiore.

2. Accessibilità a stili desiderati

– I capi falsi permettono di seguire le tendenze della moda a costi inferiori.
– Offrono la possibilità di sperimentare con stili altrimenti inaccessibili.

3. Ribellione al sistema

– Può essere visto come un atto di sfida contro i prezzi elevati dei marchi di lusso.
– Alcuni lo considerano un modo per criticare il consumismo e l’ossessione per i brand.

4. Approvazione sociale

– Indossare capi che sembrano di marca può portare a complimenti e ammirazione.
– Può aumentare temporaneamente l’autostima e il senso di appartenenza.

5. Soddisfazione effimera

– La gioia di possedere un capo “di marca” è spesso di breve durata.
– Può portare a un ciclo di ricerca costante di nuovi capi falsi per mantenere l’illusione.

6. Rischi e conseguenze

– C’è sempre il rischio di essere scoperti, che può portare a imbarazzo e perdita di credibilità.
– Supportare il mercato dei falsi ha implicazioni etiche e legali.

7. Impatto psicologico

– Può creare un senso di inautenticità e dissonanza cognitiva.
– Potrebbe influenzare negativamente l’autostima a lungo termine.

8. Alternativa all’originalità

– Invece di sviluppare uno stile personale autentico, si imita quello di altri.
– Può limitare l’espressione creativa individuale.

È importante notare che la soddisfazione derivante dall’indossare capi falsi è spesso superficiale e può avere conseguenze negative sia personali che sociali. Una riflessione più profonda potrebbe portare a scelte di abbigliamento più autentiche e sostenibili.

Il bisogno di apparire può nascondere diversi aspetti psicologici e sociali:

Insicurezza: Spesso le persone cercano di mostrarsi in un certo modo per compensare dubbi su se stesse.
Ricerca di approvazione: Il desiderio di essere accettati e apprezzati dagli altri può spingere a curare eccessivamente la propria immagine.
Pressione sociale: La società e i media promuovono certi standard di successo e bellezza che alcuni cercano di emulare.
Competizione: In alcuni contesti, l’apparenza può essere vista come un modo per emergere o superare gli altri.
Compensazione: L’apparire può essere un tentativo di mascherare ciò che si percepisce come mancanze o debolezze.
Controllo: Curare la propria immagine può dare un senso di controllo sulla percezione altrui.
Identità: Per alcuni, l’apparenza esterna è un modo di esprimere o costruire la propria identità.
Evitamento: Concentrarsi sull’apparire può essere un modo per evitare di affrontare problemi più profondi.

Sui social network si pubblicano foto ritoccate, filtrate, ci si vuole mostrare perfetti, una serie di illusioni alla ricerca di una continua approvazione. Quello che si desidera è essere invidiati. Ma cosa si nasconde dietro il bisogno di cambiare quello che si è? (Lascio a voi la risposta).

Tutto questo è il risultato dei social che portano a voler raggiungere standard di bellezza e di qualità della vita completamente distorti da quelli che sono poi nella realtà.

A proposito di standard di bellezza ormai la standardizzazione della bellezza è un fenomeno globale.

Nell’era dei social media e della comunicazione globale, la bellezza sembra essere diventata sempre più standardizzata. Canoni estetici uniformi si diffondono rapidamente attraverso le culture, creando un ideale di bellezza omogeneo che spesso non riflette la diversità umana.

Questo fenomeno ha radici profonde nell’industria della moda, della pubblicità e dell’intrattenimento. Hollywood e le passerelle hanno a lungo proposto modelli di bellezza idealizzati, ma l’avvento dei social media ha amplificato e accelerato questa tendenza. Influencer e celebrità promuovono standard estetici spesso irrealistici, che vengono rapidamente emulati dai loro seguaci in tutto il mondo.

La standardizzazione della bellezza ha conseguenze significative:

1. Pressione psicologica: Molte persone, soprattutto giovani, si sentono inadeguate se non riescono a conformarsi a questi standard.

2. Aumento di interventi estetici: Cresce la domanda di procedure cosmetiche per alterare l’aspetto fisico.

3. Perdita di diversità culturale: Le peculiarità estetiche locali rischiano di scomparire a favore di un ideale globalizzato.

4. Discriminazione: Chi non si conforma agli standard può subire pregiudizi in ambito sociale e professionale.

Fortunatamente, sta emergendo una consapevolezza critica verso questo fenomeno. Movimenti per la body positivity e l’accettazione di sé promuovono una visione più inclusiva della bellezza. Alcune aziende e media stanno iniziando a rappresentare una gamma più ampia di tipi fisici, etnie ed età. Si sta iniziando a parlare anche di DIGITAL DETOX, la pratica che consiste nel disconnettersi volontariamente e temporaneamente dalle tecnologie digitali e dai dispositivi elettronici per ritrovare un equilibrio tra vita digitale e reale.

 

 

 

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