HomeModaOmega Speedmaster Moonwatch, il primo orologio che arrivò sulla Luna

Omega Speedmaster Moonwatch, il primo orologio che arrivò sulla Luna

Il marchio Omega ha legato in modo indissolubile il suo nome alle prime missioni nello Spazio. Non è un mistero, però, che lo stesso colosso degli orologi non aveva alcuna intenzione in tal senso nel momento in cui si occupò della progettazione del primo Speedmaster. Insomma, Omega non aveva pensato di poterlo mandare in orbita.

In effetti, l’impegno a collaborare con la NASA arrivò solamente con la seconda edizione dello Speedmaster. Per gli appassionati di questo settore, si tratta della referenza CK2998. Si tratta di un modello che andò a prendere il posto della prima versione, ovvero la referenza CK2915, dopo due anni dal lancio di quest’ultima. Nel corso del 1962, gli astronauti della NASA, ovvero Gordon Cooper e Walter Schirra, decisero di comprare un CK2998 ciascuno e impiegarlo nel corso di una missione nello spazio.

Nel mese di ottobre dello stesso anno, ecco che Walter Schirra mostrò proprio lo Speedmaster mentre si trovava a bordo dell’astronave Sigma 7. La missione era quella denominata “Mercury- Atlas 8” e passò alla storia proprio per questo forte legame con Omega e per il primo Speedmaster indossato in una missione nello spazio. Al giorno d’oggi, in commercio si può trovare un’ampia selezione di modelli Omega Moonwatch, a patto di avere una somma sufficiente per effettuare un investimento così cospicuo.

La missione Apollo 11

In realtà, però, la storia dello Speedmaster ebbe senza ombra di dubbio il suo apice con una missione in modo specifico, ovvero Apollo 11. In questo caso, all’interno della navicella spaziale si trovavano tre astronauti, ovvero Michael Collins, Buzz Aldrin e Neil Armstrong. E, guarda caso, tutti e tre portavano al polso un segnatempo Omega Speedmaster Professional durante il viaggio che li stava portando verso la Luna.

Sia Armstrong che Aldrin riuscirono, come tutti ben sappiamo, a toccare il suolo lunare con i loro piedi. Una missione che ebbe un’eco incredibile a livello mondiale e che ha fatto la storia. Insieme a loro, in questa complicatissima missione, c’era un orologio ben preciso, ovvero l’Omega Speedmaster Professional. Solamente Aldrin, però, indossava il suo segnatempo nel momento in cui mise piede sulla superficie lunare. Infatti, Collins, che indossava un Omega Speedmaster Professional ref. 145.012, restò a bordo della capsula.

Ebbene, fu proprio quel momento a dare il via a una vera e propria eredità in termini di orologi che dura fino ai nostri giorni. Il modello Speedmaster che oggi noi conosciamo si ispira proprio alla ref. 1405012. Omega aveva scelto all’epoca di introdurre le lancette a bastone bianche, in modo tale da favorire la leggibilità. Non fu l’unica novità, dal momento che, a partire da quel modello, il marchio cominciò a puntare su una cassa di maggiori dimensioni, caratterizzata da un diametro pari a ben 42 mm, senza dimenticare i vari pulsanti più larghi e le protezioni della corona.

Perché il design del 1964 non è stato cambiato?

In tanti si sono chiesti le ragioni per cui il design dell’Omega Speedmaster Professional lanciato nel 1964 non sia mai stato aggiornato anche in seguito all’introduzione della referenza 105.012. In realtà, la motivazione è piuttosto semplice ed è legata al fatto che si tratta del risultato di un mix tra vari elementi che hanno consentito di creare un’armonia più unica che rara.

Omega, infatti, ha scelto di puntare su un quadrante di colore nero con delle lancette bianche dalla forma a bastone. Il contrasto così realizzato è senza precedenti e anche la leggibilità ne beneficia in maniera incredibile. L’estetica ha il suo punto di forza nell’essere molto pratica, ma soprattutto molto facile da identificare, rendendo lo Speedmaster un orologio unico sotto tanti aspetti.

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